Lo stesso giorno della scoperta dell’ONE CENTRAL PARK, ho visto successivamente, dall’esterno, i molteplici edifici dell’UTS, l’istituto di tecnologia di Sydney.
L’UTS si articola in una serie di costruzioni poste nel quartiere Ultimo, di fronte a Broadway; parlo di immobili antichi e moderni, dedicati sia alla didattica che all’accoglienza abitativa degli studenti.
Si tratta di un corridoio verde, un parco sopraelevato che prende piede sul tracciato delle rotaie di una ferrovia ormai in disuso, collegando l’area della Stazione Centrale di Sydney al “Darling Harbour”, altra zona oggetto di un notevole progetto di riqualificazione che si affaccia sull’acqua e il cui termine dovrebbe coincidere con la fine di questo 2016. Questo corridoio pedonale e ciclabile, pregno di elementi di arredo urbano che invitano alla seduta, al gioco, alla lettura, sembra fatto apposta per mettere al centro della scena l’edificio di Gehry, con sentimenti e commenti contrastanti, dall’ammirazione all’incredulità, colti nei commenti dei passanti, ogni qual volta passavo di li.
E nel mio peregrinare in quest’insieme di spazi dedicati alla formazione, improvvisamente appare Gehry….. non l’architetto in persona, quanto il “Dr Chau Chak Wing building”, o meglio l’UTS Business School, iconico edificio disegnato per l’appunto dal noto architetto americano.
Nel progettare la sede della UTS Business School , Gehry , secondo quanto da lui stesso affermato, voleva creare non solo un nuovo punto di riferimento per Sydney, ma anche spazi interni che ispirassero la ricerca e l’apprendimento, la collaborazione interdisciplinare e la condivisione di idee.
Anche quest’architettura – come il Guggenheim di Bilbao, il Walt Disney Concert Hall di Los Angeles, o la più recente Fondazione Louis Vuitton a Parigi – fa sfoggio di una facciata dall’andamento discontinuo, movimentata su grande scala dalla curvatura delle superfici in pietra e laterizio, contrapposte alla rigorosa geometria delle estese vetrate e delle finestre in aggetto.
Secondo alcuni critici, più che un edifico sembrerebbe “un sacchetto di carta marrone schiacciato”, mentre per l’autore il design dell’edificio è stato ispirato da una casa sull’albero, e potrà essere modificato e implementato all’interno, man mano che nasceranno nuove esigenze da parte dei suoi utilizzatori. Il ricorso al mattone poi, è giustificato da un tentativo di recupero del linguaggio architettonico “vernacolare”, chiaramente reinterpretato “alla Gehry”, anche se, secondo alcuni, i mattoni sporgenti farebbero pensare ad una “malattia della pelle”, una sorta di herpes architettonico.
Ebbene, a me l’edificio è piaciuto tantissimo, al punto che l’ho più volte fotografato; non è stato possibile purtroppo entrare per visitarlo, ma le descrizioni trovate in rete farebbero pensare a spazi organici, ove gli elementi di comunicazione verticali e i sistemi di illuminazione delle aule e degli spazi a livello generale, rendano il tutto ancor più accattivante.
Anche gli aspetti legati alla sostenibilità sono stati alla base delle scelte progettuali relative a tutto l’edificio, dalla scelta dei materiali da costruzione all’arredamento d’interni con ampio uso del legno, oltre agli aspetti impiantistici relativi a climatizzazione e recupero delle acque meteoriche, il tutto in chiave di notevole efficienza energetica. Infatti un serbatoio da 20.000 litri sul tetto raccoglie l’acqua piovana per le toilette e per l’irrigazione, riducendo l’uso di acqua potabile; anche l’acqua del sistema antincendio viene raccolta e riciclata. Nel seminterrato infine sono previsti 160 posti per biciclette, armadietti, docce e spogliatoi che incoraggino gli studenti e il personale a utilizzare la bicicletta.
Si tratta di un corridoio verde, un parco sopraelevato che prende piede sul tracciato delle rotaie di una ferrovia ormai in disuso, collegando l’area della Stazione Centrale di Sydney al “Darling Harbour”, altra zona oggetto di un notevole progetto di riqualificazione che si affaccia sull’acqua e il cui termine dovrebbe coincidere con la fine di questo 2016. Questo corridoio pedonale e ciclabile, pregno di elementi di arredo urbano che invitano alla seduta, al gioco, alla lettura, sembra fatto apposta per mettere al centro della scena l’edificio di Gehry, con sentimenti e commenti contrastanti, dall’ammirazione all’incredulità, colti nei commenti dei passanti, ogni qual volta passavo di li.
Nel prossimo post parlerò dell’Università di Sidney e del limitrofo parco con piscina olimpionica.